Post aggiornato al 23 ottobre 2022
Infatti, chiunque abbia modo di
avvicinare un bambino, in qualsiasi veste lo faccia (genitore, insegnante, terapeuta), sa che il bambino disegna. Lo fa sempre, il più delle volte
spontaneamente, spesso apparentemente disinteressato al giudizio dell’altro.
Molto spesso il disegno è, soprattutto per i più piccoli, un regalo, un’offerta
che il bambino fa di sé. Eppure, accade non di rado che l’adulto non sia in
grado di apprezzare questo dono, di cogliere fino in fondo la complessità del messaggio
che gli viene inviato; e allora si trincera dietro i canoni della valutazione estetica,
i canoni del bello e del brutto, che spesso, magari inconsapevolmente, si traducono
in giudizio sul bambino stesso."
Pioniere fu lo storico dell’arte italiano Corrado Ricci che nel 1887 pubblicò “L’arte dei bambini”, un libro in cui raccolse numerosi disegni, dopo essere stato colpito da “una esposizione permanente letteraria e artistica di poco valore estetico, salvo per le opere degli espositori più piccoli che, pur trovandosi in basso sul muro, superavano tutte le altre esposte”, come cita lo stesso autore. Su sua richiesta si fece inviare dagli amici i disegni dei figli ed inseguito fu allargata anche alle scuole. In queste circostanze si afferma l’idea dell’arte “ingenua” dei bambini che descrivono l’uomo e le cose invece di riprodurle artisticamente, senza curarsi della risultanza ottica, come osservava Ricci.
Con l’avvento delle avanguardie pittoriche si fa sempre più spazio l’importanza data al disegno infantile; l’Almanacco del gruppo Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro) si impone in Germania stampando spesso a tutta pagina i disegni dei bambini. Tra i fondatori il pittore russo Vasilij Kandinskij nel suo scritto “Il problema delle forme” spiega come “c’e nel bambino una immensa forza inconscia, che si manifesta nei suoi disegni e li pone sullo stesso piano (e spesso più in alto) delle opere degli adulti […]. Le preoccupazioni pratico-funzionali sono estranee al bambino, che guarda ogni cosa con occhio non assuefatto e ha ancora integra la facoltà di percepire la cosa come tale: soltanto in seguito, e attraverso una serie di esperienze non raramente tristi, imparerà a conoscere l’aspetto pratico-funzionale delle cose. […] Gli adulti […] si sforzano di imporre ai bambini l’aspetto pratico-funzionale e criticano i loro disegni proprio da questo punto di vista. "
A questo riguardo è immancabile il rimando alla lettura del capitolo I del libro “Il Piccolo Principe”, in cui l’autore esprime proprio questa difficoltà di comunicazione iconica agli adulti.
L’Universo dello Scarabocchio. Lo scarabocchio come forma di espressione
(Articolo web 2003 - link non più attivo)
L’interesse verso il disegno
infantile si sviluppa agli inizi del Novecento con la “scoperta del bambino” da
parte di pedagogisti, psicologi e delle nascenti avanguardie artistiche
pittoriche.
Pioniere fu lo storico dell’arte italiano Corrado Ricci che nel 1887 pubblicò “L’arte dei bambini”, un libro in cui raccolse numerosi disegni, dopo essere stato colpito da “una esposizione permanente letteraria e artistica di poco valore estetico, salvo per le opere degli espositori più piccoli che, pur trovandosi in basso sul muro, superavano tutte le altre esposte”, come cita lo stesso autore. Su sua richiesta si fece inviare dagli amici i disegni dei figli ed inseguito fu allargata anche alle scuole. In queste circostanze si afferma l’idea dell’arte “ingenua” dei bambini che descrivono l’uomo e le cose invece di riprodurle artisticamente, senza curarsi della risultanza ottica, come osservava Ricci.
Con l’avvento delle avanguardie pittoriche si fa sempre più spazio l’importanza data al disegno infantile; l’Almanacco del gruppo Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro) si impone in Germania stampando spesso a tutta pagina i disegni dei bambini. Tra i fondatori il pittore russo Vasilij Kandinskij nel suo scritto “Il problema delle forme” spiega come “c’e nel bambino una immensa forza inconscia, che si manifesta nei suoi disegni e li pone sullo stesso piano (e spesso più in alto) delle opere degli adulti […]. Le preoccupazioni pratico-funzionali sono estranee al bambino, che guarda ogni cosa con occhio non assuefatto e ha ancora integra la facoltà di percepire la cosa come tale: soltanto in seguito, e attraverso una serie di esperienze non raramente tristi, imparerà a conoscere l’aspetto pratico-funzionale delle cose. […] Gli adulti […] si sforzano di imporre ai bambini l’aspetto pratico-funzionale e criticano i loro disegni proprio da questo punto di vista. "
A questo riguardo è immancabile il rimando alla lettura del capitolo I del libro “Il Piccolo Principe”, in cui l’autore esprime proprio questa difficoltà di comunicazione iconica agli adulti.
“Le persone grandi non
comprendono mai nulla da sole, ed è faticoso, per i bambini, dovergli fornire
di continuo delle spiegazioni”
Approfondimenti dal Blog:
I DISEGNI DEI BAMBINI
(Clicca per ingrandire)
Fonti:
- Giani Gallino Tilde. Il mondo disegnato dai bambini. L’evoluzione grafica e la costruzione dell’identità, Giunti , 2012
- Kandinsky Wassily / Marc Franz. Il cavaliere azzurro, SE edizioni, 1988.
- Travaglini Roberto. L’Universo dello Scarabocchio, Rivista Innovazione scuola, 1995.